Noi e le piante (1)

È necessario assumere una prospettiva olistica.

L’antropocentrismo fa dell’uomo la misura di tutte le cose. È una buona unità di misura? È un buon riferimento?

Dipende dall’essere umano di riferimento. O forse no! Se scegliamo l’umano più eticamente intelligente? L’intelligenza è un buon riferimento? L’intelligenza è etica?

Vorrei che fosse una pianta il nostro punto di riferimento.

Le nostre percezioni si basano in gran parte sulla previsione. Se provassimo a liberarci dalle nostre aspettative, se provassimo a gettare gli automatismi e ritornassimo a fare affidamento solo sui nostri sensi. Cosa accade? Abbiamo la possibilità di vedere ciò che è evidente: il divario tra ciò che ci aspettiamo di trovare e ciò che troviamo quando osserviamo davvero.

Da sempre ci sono sentieri già tracciati, ma preferiamo lasciarci ammaliare dalle facili letture, dai facili traguardi, dai facili consensi, dalle rassicuranti novità che in quanto rassicuranti non sono affatto novità.

I funghi ci indicano una prospettiva differente. Il regno vegetale non è dotato di intelligenza, almeno è quello che si riteneva fino a poco tempo fa. In effetti le piante non hanno un organo come il nostro cervello e averne uno non è garanzia di superiorità specista. A quanto pare le ife si comportano come un sistema nervoso! Le ife sono la struttura fibrosa del micelio, il corpo dei funghi. Il concetto di intelligenza è umano, e forse deve essere rivalutato in una prospettiva più universale e inclusiva. L’inclusione, non ancora risolta per il genere umano, prevede l’inclusione del regno vegetale e animale.

L’uomo non detiene il primato d’intelligenza prova ne sia che il nostro corpo è un pianeta abitato da microbi, batteri, funghi, qualche virus senza i quali la nostra salute non sarebbe possibile. Questa importante comunità ci consente di digerire e produrre sostanze fondamentali e ci protegge anche dalle malattie. Guidano lo sviluppo del nostro corpo e del sistema immunitario e influenzano il nostro comportamento. Addirittura, è necessario integrare le nozioni del sistema nervoso prevedendo una sezione ad hoc di neurofisiologia: il sistema nervoso enterico. Di fatto gran parte di questa popolazione risiede nel nostro intestino, un organo piuttosto intelligente nelle occupazioni a lui preposte.

I funghi mettono in discussione i fondamenti della cultura. I concetti fondamentali identità, autonomia e indipendenza. Prospettano un noi su cui le società arcaiche fondano la loro grandezza. La sfida che ci attende: noi esseri umani con i nostri cervelli e corpi animali, con il nostro linguaggio possiamo comprendere questi organismi così diversi da noi?

Il nostro Stefano Mancuso ha delineato una traiettoria: la Neurobotanica.

Parliamo con la bocca, sentiamo con le orecchie e interpretiamo con il cervello. Provare ad ascoltare con le nostre orecchie l’altro che muovendo la bocca e lasciando uscire l’aria produce la voce, implica meno sforzo per il cervello. È la mimesis che ci facilita. Il concetto di mimesis è stato decostruito in ambito estetico, a partire dai primi decenni del Novecento. Riduce le possibilità di visione, pregiudica lo sguardo. Il nostro modo di osservare è condizionato da ciò che ha modificato il nostro comportamento, il nostro pensiero, riducendo la nostra esperienza a quella di un altro.  Provare a comprendere una pianta non è immediato. È interessante come studi di etnografia, antropologia, paleontologia mostrino che un tempo gli uomini ne fossero capaci. Fossero capaci di penetrare una lingua altra, fatta di essenze profumate piuttosto che di fonemi.

E se partissimo dal mettere in questione noi per una rivoluzione naturale? Possiamo ritrovarci solo in natura.

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