Un augurio al sapor di Melagrana.

Dal latino mela granum, letteralmente grani di mela. Dall’intenso rosso rubino brillante a tonalità più rosee dei chicchi in base alla varietà, si mangia sgranando chicco per chicco il corpo del frutto che richiama la callosità del cervello, sdraiati sul prato godendo ancora del sole caldo autunnale. La tradizione orientale, da cui la pianta proviene, ci tramanda un augurio di abbondanza e prosperità. Non c’è frutto migliore per un buon augurio.

Dal latino mela granum, letteralmente grani di mela. Dall’intenso rosso rubino brillante a tonalità più rosee dei chicchi in base alla varietà, si mangia sgranando chicco per chicco il corpo del frutto che richiama la callosità del cervello, sdraiati sul prato godendo ancora del sole caldo autunnale. La tradizione orientale, da cui la pianta proviene, ci tramanda un augurio di abbondanza e prosperità. Non c’è frutto migliore per un buon augurio.

Fuori è inverno, la festività del Natale e di Capodanno, ormai passate ci confermano il suo tempo. Dalle temperature raggiunte con i primi cappelli bianchi indossati dai monti agli alberi ormai spogli, tutto dice che non è tempo d’autunno, ma io sono qui a memorare frutti del novembre oramai alle porte. Me lo ricorda stamattina la colazione a base di succo di melagrana, di cui ho fatto tempo fa la preparazione per conservarne il colore e la bontà per qualche mese.

Mi piacciono i colori dell’autunno e ne conserverei le intensità e le sfumature per lungo tempo, ma da questo punto di vista sono viziosa perché godo delle bellezza di tutti i colori delle stagioni. E la bellezza è sicuramente il vizio migliore che possa diffondersi. Non posso però fare a meno di segnalare che il colore rosso è forse il colore del mio tempo, e in autunno ritorna con il colore del melograno. Parajanov celebra la sua Armenia con Il colore del melograno, un film simbolico e surrealista dove il colore rosso sembra imbibire non solo il drappo di tela bianca, ma animare l’intera vita del trovatore che ispira il regista, quanto il senso della vita.

il colore del melagrano

Forse non sarà mai abbastanza richiamare il significato ancestrale del colore rosso, la sua simbolica per i moti della nostra vita psichica, la sua vibrazione vitale nella percezione di noi e del mondo. I sensi non solo apparati neurocognitivi che mediano la nostra relazione fondamentale con quel tu, declinato come altro o mondo, ma la prima acquisizione per quell’unità che chiamiamo io.

Il mio tempo non è solo la storia dei miei sensi, che qui cerca di essere proposta per sapori, ma una particolare modalità fenomenologica per cui immersi nella vita, tracciamo il tempo con le nostre forme.

Allora si tratta emergere un’innocenza che non è giammai perduta, ma che noi sperimentatori di sensi riattiviamo attraverso il gusto, l’olfatto, la vista, il tatto, l’udito. E allora la cucina non è una moda, ma una via tra le possibili, per confermare il nostro legame agli elementi sacri della natura e ritrovare quell’innocenza che ci fa sgranare gli occhi sul mondo.

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